ABSTRACT
…ho pensato che la parte di mondo e di tempo che ci è toccato di vivere è definita da una cesura, uno spartiacque: il terremoto del 1980. Come in tutti gli eventi straordinari, c’è un“prima” e un “dopo”.
Fra i due elementi c’è relazione, certo, ma c’è quel “prima” irripetibile, destinato ad essere confinato nel ricordo.
I luoghi sono mutati: le piazze, le vie, le case che ci videro muovere i primi passi, balbettare le prime parole,canticchiare le prime canzoni, esultare per le reti di Gigi Riva, turbarci per i primi amori; tutto è radicalmente diverso.
Frutto non di un normale processo di cambiamento, ma di un’imposizione violenta: una ferita sanguinante rimarginata esteriormente ma suppurata all’interno. Sono mutati i tempi, le relazioni, le modalità di comunicazione.
Sono altre però soprattutto le persone che popolavano un universo lontano e insieme i suoi colori, i suoi odori, le situazioni. Quel mondo di prima è andato irrimediabilmente perduto, senza che siano rimaste nemmeno le pietre a ricordarcelo (dalla introduzione).
Nota Biografica
Sono nato nel ’62, l’anno della morte di Marilyn, del primo singolo dei Beatles,del Concilio Vaticano II, della crisi missilistica di Cuba e del primo numero di Diabolik.
Ho compiuto studi classici e poi giuridici. Ho vissuto, per fortuna o maledizione, in pratica sempre a Brienza, borgo superbo e allo stesso tempo detestabile di Basilicata. Scrivere mi aiuta a vivere (ma non materialmente).
Ho pubblicato “L’Inferno, la Chiesa cattolica e i bambini. Il caso Irlanda”, “Brienza, il sortilegio della memoria” (insieme con mio fratello Mariano e Angelina Carbone), qualche articolo sparso. Amo José Saramago, Antonio Lobo Antunes e gli autori spagnoli e sudamericani (in particolare Atxaga,Cercas, Aramburu, Borges, Vargas Llosae Mutis).
Ho scritto questo libro per amore, disperazione e rabbia, perché “un paese ci vuole …ma non è facile starci tranquillo”.